Voi perché leggete? Io lo so che iniziare una recensione con questa domanda non è cosa solita per il lettore, eppure alla fine della lettura di questo romanzo a me rimbombava in testa questa domanda.
Io sono una editor, per lavoro correggo libri.
“Che bello!” – esclamano i più, ma non sempre è così.
Nel mio lavoro sono tenuta ad analizzare moltissimi testi di autori emergenti a settimana, e pur non stroncandoli tutti, in generale quello che spesso leggo è brutto e scritto male, senza appeal e senza possibilità di ripresa.
Ritorniamo dunque alla domanda con cui ho aperto la recensione: – “Voi perché leggete?”
Io leggo per sognare, leggo per documentarmi su argomenti che mi appassionano, per farmi delle idee, per trovare delle risposte, per scovare il bello nelle parole degli scrittori. Leggo per emozionarmi e per vivere tutte quelle vite, che come sosteneva Umberto Eco, da sola non potrei sviluppare.
Ebbene “Occhi chiusi spalle al mare”, quarto romanzo di Donato Cutolo, è un romanzo bellissimo, speciale, come l’ho già definito in un precedente commento; un testo che mi ha permesso di esaudire tutte le motivazioni per cui io leggo.
Il tempo, senza movimento e voci e gesti e auto che passano e alba e tramonto, non è tempo. Le palpebre sono porte di confine fra tutto ciò che è vissuto e il sogno.
Se è la scoperta, la meraviglia, che mi spinge ad aprire un libro nuovo ogni volta questo romanzo è stato, pagina dopo pagina, l’emozione intensa, la magia profonda.
Quando sei un autore emergente, alla tua quarta pubblicazione, quando hai fatto un salto nel vuoto cambiando casa editrice, non sai mai come verrai accolto.
Il quarto romanzo può essere sia la consacrazione, sia un grande errore.
Cutolo non sbaglia assolutamente, e possiamo definirlo oggi a tutti gli effetti un eccellente scrittore, che si afferma nello scenario letterario italiano non più in punta di piedi ma con una sua personalità definita, con un suo ruolo ormai ben chiaro, di scrittore che c’è, che ci vuole essere e che ne è anche ampiamente degno.
I libri di Cutolo fanno sognare, un po’ come l’arcobaleno lunare di “Vimini” (romanzo dello stesso autore, ndr) questa volta è il mare a trasportarci, a farci dimenticare le malinconie, a consolarci e a farci guardare dentro.
È proprio il mare a darci lo spunto per questa storia, che parla di amicizia, ma non solo; è il racconto di una famiglia, senza la smielata sacralità; è la storia di un viaggio, ma uno di quelli brutti, uno di quelli verso la terra promessa, verso la speranza. È la storia di un ragazzo, Piero, che ritrova la gioia di vivere, nell’incontro con l’altro, nella disponibilità all’aiuto.
Il romanzo ha una parte iniziale bellissima, io mi sono emozionata dalla prima pagina, da quella dedica importante “a Fausto”, (Mesolella, un artista fondamentale per la realtà casertana in particolare e in generale per la musica tutta, che ci ha lasciato prematuramente in maniera improvvisa, ndr), e con quella stessa musicalità sensibile si muove tutta la prima parte del romanzo.
Non era mai a suo agio, lui, cresciuto fra l’intimità delle passeggiate con sua madre e i forti conflitti di quest’ultima con suo padre
I ricordi di Piero, la sua infanzia, quel padre cinico, freddo, distaccato; Viola, sua madre, pura poesia tra le cui braccia e sulle cui guance ci si perde, come il profumo di rose dell’età infantile, lo rendono nelle prime pagine un romanzo d’amore; ma di quell’amore, unico e vero, che da solo merita la definizione di “eterno”, come solo quello tra madri e figli può essere.
Poi la storia si intreccia e lo fa in maniera precisa ed intrigante, il lettore inizia a chiedersi: cosa sta succedendo?
Occhi negli occhi, Piero sembrò prometterle che avrebbe retto quel peso a qualsiasi costo. E non mollò non chiuse le palpebre, pareva ammaliato. Desiderava baciarla più d’ogni altra cosa al mondo.
C’è pathos, si soffre con Piero e ci si informa con lui. Si cresce in un turbinio di battiti e di eventi, che si susseguono dando al lettore un ritmo sempre più incalzante che lo porta a non alzare la testa dal libro fino all’ultima pagina.
Nella storia di Piero, arriva per caso l’immigrazione, anche se poi un caso non è. Piero, distratto e annoiato dalla realtà che lo circonda, è però attentissimo nello scorgere due occhi scurissimi invisibili ai più.
Quello che succede un po’ a tutti: se uno non sa guardare, non sa ascoltare, difficilmente si accorge del malessere di chi gli sta vicino; mentre se è attento si accorge anche delle piccole cose.
L’umanità di Piero lo fa aprire al “nuovo”, la sua sensibilità non si trasforma in compassione, ma in Amore, nel senso più puro e alto del suo significato.
I documenti redatti dallo scrittore sono eccellenti, in poche pagine ci fa immergere in una realtà terribile, una realtà dalla quale chiunque vorrebbe scappare, anche se quella fuga possa significare la morte.
È un romanzo da adulto quello di Donato Cutolo, si perde l’atmosfera di incanto e di sogno dei primi testi, e con la raffinatezza di una scrittura cresciuta ci traghetta verso la realtà, vera, senza fronzoli, ma ancora ricca di speranza.
Lo stile è scorrevole, in alcuni casi evocativo e dolce, in altri ben piantato nella realtà; l’accompagnamento è sublime.
Per questo cd hanno collaborato con lo scrittore, Rita Marcotulli e Sergio Rubini, una scelta sapiente, musica jazz e voce inconfondibile, completano l’opera facendo segnare ancora una volta un punto sul tabellone delle cose ben fatte di Donato Cutolo.
Cutolo fa parlare di sé e ci riesce facendolo in maniera garbata, senza ricercare per forza attenzione.
“Occhi chiusi spalle al mare” merita di essere letto e, tornando per l’ultima volta alla domanda con cui ho aperto la recensione: “perché leggiamo?” La risposta è: perché ci meritiamo ancora di emozionarci.
E questo libro lo fa, ci riesce, facendoci aprire la mente su un tema quanto mai attuale, mai come in questo periodo storico.
In questo caso si va oltre il medium, oltre le pagine del romanzo stesso, un libro che esce fuori da sé e va oltre, non è più il “cosa” ma il “come”, lo scrittore ci conduce con sé attraverso questo viaggio nella storia contemporanea e nelle emozioni che siamo ancora in grado di provare e di sentire attraverso la vita di Piero, che potrebbe essere un po’ la storia di tutti quei giovani figli degli anni ’90, ma in realtà senza tempo.
Per l’occasione ho incontrato lo scrittore Donato Cutolo e gli ho posto qualche domanda proprio sul suo romanzo.
fonte: http://www.lundici.it